giovedì 23 agosto 2012

Armonium


L'angelo mi guardava con occhi paterni.
"Penso sia giunto il momento di svelarti uno dei misteri ai quali l'uomo non è ancora riuscito a dare una spiegazione." Il tono della sua voce era conciliante.
Sospirai e trattenni il fiato con una punta di emozione. Sentivo l'importanza del momento. La solennità delle sue poche parole mi aveva catturato completamente.
Ero come un fanciullo che, quando sta per esplorare un nuovo mondo (o, semplicemente, si accinge a compiere un'insolita marachella) non sa a cosa va incontro realmente. Gli basta sentire i brividi correre lungo la schiena.
Ero davvero un fanciullo in un universo di misteri, di cartucce mai sparate, di parole che hanno perso il filo. Ero pronto a non perdere nemmeno una sillaba.
L'angelo capì che pendevo dalle sue labbra. Il suo sguardo fuggì lontano. Eravamo in un punto indefinito tra la terra e il cielo, tra il passato e il futuro, tra la memoria e la fantasia.
"Vedi, dove ci troviamo adesso possiamo osservare la volta celeste nella sua interezza., dalla Stella Polare alla Croce del Sud. Non abbiamo bisogno che sia notte per vedere le stelle. Esse ci appaiono se abbiamo occhi giusti per guardarle. In qualsiasi momento."
Allargò le braccia e proseguì. "Se ti fermi a osservare attentamente il firmamento e stendi su di esso un immaginario pentagramma, vedrai che la disposizione dei corpi celesti non è casuale. E' l'Armonium."
Probabilmente avevo la bocca già un po' aperta dallo stupore, perché l'angelo si lasciò scappare un sorriso di compiacimento. "Sai chi l'aveva intuito? Pitagora, che studiò le coincidenze tra musica, matematica e natura."
Non ricordo se chiusi gli occhi per fantasticare. Ma ricordo benissimo le sue parole.
"L'Armonium è il sistema stellare e planetario nel quale ogni corpo celeste rappresenta una nota musicale. Quindi, sovrapponendo il pentagramma immaginario in una certa porzione di cielo, le stelle e i pianeti (più o meno grandi, più o meno luminosi), compresi tra il primo e l'ultimo rigo, formano uno spartito eterno, preciso e dalle infinite combinazioni. Se, infatti, ruoti il pentagramma su se stesso oppure lo fai scorrere verso lo zenith o, viceversa, verso l'orizzonte, la musica scritta nel cielo sarà ogni volta diversa."
Avevo sempre sospettato che la musica venisse dal cielo. In quel momento ne ebbi la certezza.
Cade sulla terra come neve invisibile e si poggia sull'anima dei musicisti per poter essere da loro liberata affinché possa tornare in cielo.
La musica è fatta per essere suonata. E' già tutta scritta. Appartiene al cielo ed è percettibile soltanto dall'anima.
Suonarla significa liberarla. Tutti coloro che cantano o lasciano uscire delle note da uno strumento musicale non fanno altro che restituire la musica presa in prestito dallo spazio infinito.
Da quel momento, e forse per sempre, guardo il cielo con occhi diversi.